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Campus Civico: Chiappe Revello intervista il Professor Luca Raffini dell’Università di Genova (2° parte)

Campus Civico, l’iniziativa imprenditoriale nata dall’unione di esperienze maturate all’interno del Dipartimento di Scienze Politiche e Internazionali di UniGe e rappresentante un canale valido ed attivo per lo scambio di idee e la risoluzione di problemi collettivi, è finalmente entrata in moto. Abbiamo intervistato alcuni dei protagonisti che hanno permesso la nascita di questa realtà imprenditoriale, che pubblicheremo ogni mese per far comprendere al meglio il lavoro dei soci e dei collaboratori di Campus Civico. La prima che vi proponiamo, divisa in due parti, è a Luca Raffini, docente universitario di Sociologia dell’opinione pubblica e comunicazione istituzionale presso il Dipartimento di Scienze politiche e internazionali dell’Università di Genova.

  • Base fondante del progetto è il coinvolgimento delle comunità locali, quali sono i benefici di una buona collaborazione? Di contro, quali sono invece i rischi nel caso di un mancato dialogo con esse per la buona riuscita dei progetti?

Il coinvolgimento delle comunità locali si pone al cuore del nostro progetto. Per la nostra esperienza, sappiamo che non è mai un compito facile ottenere e mantenere la fiducia dei cittadini, dando valore al loro coinvolgimento.

La mobilitazione dei cittadini, in molti casi, nasce nella forma della protesta in reazione all’annuncio di progetti che investono il territorio, quando è troppo tardi. Idealmente, la partecipazione – e ancor prima una comunicazione trasparente – dovrebbe caratterizzare le diverse fasi del processo decisionale.

Il coinvolgimento delle comunità locali, per produrre effetti virtuosi, sia sul progetto oggetto del confronto sia, più in generale, sui rapporti fiduciari, richiede chiarezza in merito agli obiettivi e alle modalità del coinvolgimento. I benefici di un coinvolgimento efficace e di una collaborazione effettiva sono molteplici.

Come dico spesso agli studenti, in una società complessa e diversificata, partecipare significa comprendere le ragioni degli altri. Conoscere le ragioni altrui e impegnarsi in un dialogo costruttivo può portare a una trasformazione reciproca delle preferenze.

  • Perché, secondo lei, sarà sempre più necessario seguire queste metodologie di lavoro per assicurare una rete di collaborazione tra imprese, territorio ed enti pubblici?

Il confronto e il dialogo sono e saranno sempre più necessari perché le forme tradizionali di legittimazione sono sempre più incapaci di autosostenersi. Mi riferisco alla legittimità politica del decisore pubblico e alla legittimità di tipo tecnico ed economico che, tradizionalmente accompagna la realizzazione di un’opera pubblica, di un’infrastruttura, di un impianto industriale, ecc.

Il confronto pubblico serve, come abbiamo detto, per promuovere decisioni migliori sul piano democratico, tecnico, civico, e per trasformare un potenziale conflitto in un confronto costruttivo e per conciliare le nuove sfide sulla tutela ambientale.

  • Quali pensa siano le sfide per lo sviluppo dei Processi Partecipativi? E quali pensa siano i vantaggi che portano e porteranno alle comunità?

La sfida principale è far diventare queste pratiche di partecipazione e di attivazione dei cittadini una prassi, dunque una parte costitutiva del rapporto tra amministrazioni e cittadini nel governo del territorio, non più delle pratiche isolate e sperimentali. Solo in questo modo potranno generare i vantaggi e i processi virtuosi che ho sopra descritto.

È un progetto in cui credo molto, che rappresenta un esempio emblematico di terza missione, ovvero di creazione di valore per il territorio da parte dell’Università.

Promuovere il coinvolgimento dei cittadini è un obiettivo centrale per il rafforzamento della democrazia, per il miglioramento dei processi decisionali e per perseguire un modello di sviluppo sostenibile e partecipato.

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